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La wilderness come bene pubblico: in ricordo di Roberto Gambino (1935-2019)

( Vogogna, 05 Agosto 2019 )

Nei giorni scorsi ci ha lasciato Roberto Gambino, urbanista, architetto e professore emerito al Politecnico di Torino, figura storica anche per il mondo dei parchi, già membro dell’IUCN.

Al Parco Nazionale della Val Grande ha svolto, in veste di responsabile scientifico, la ricerca “Dal paesaggio della sussistenza a quello della wilderness. Il territorio del Parco Nazionale della Val Grande come laboratorio di lettura e interpretazione diacronica del paesaggio”, trovando nell’apparente antinomia wilderness/identità locali ovvero “tra le ragioni della natura e le percezioni e aspirazioni degli abitanti”, una chiave di lettura e una prospettiva di ruolo e azione del parco innovativa e lungimirante. Nelle sue riflessioni conclusive al volume della ricerca sottolineava infatti la necessità di assumere la wilderness non come un “dato”, ma come un “programma”. Così nelle sue parole, con le quali vogliamo ricordarlo, indicava la wilderness come bene pubblico.

“Guardare all’opzione wilderness come un’alternativa strategica, che concerne gli spazi della natura selvaggia, ma anche ogni altra area, dentro ed ai bordi del Parco, in cui offrire questa peculiare esperienza di vita, consente di evitare almeno in parte gli scogli cognitivi e interpretativi contro i quali hanno cozzato, non solo in Val Grande, le definizioni e i percorsi istituzionali. a partire dalle delimitazioni ufficiali, spesso basate su criteri statici scientificamente insostenibili. Ciò detto, è tuttavia interessante notare come l’opzione wilderness incroci i livelli di tutela e di responsabilità pubblica. Da un lato non sorprende che l’istituzione delle aree wilderness, se ed in quanto basata su criteri scientifici ed oggettivi possa o debba tradursi in norme, vincoli od invarianze di livello internazionale, nazionale o regionale o comunque sovra locale, che riflettono la rilevanza degli interessi pubblici coinvolti. E simmetricamente è lecito attendersi per le altre opzioni che riguardano il recupero della montagna abitata, coltivata e fruita, uno spostamento verso gli interessi locali, cui va riconosciuto un ruolo prioritario o comunque più incisivo. Tuttavia le esperienze e le ricerche hanno fatto emergere importanti incroci, nella misura in cui ad.es. gli attori locali acquistano la consapevolezza dei flussi economici e dei guadagni di immagine derivanti dalla valorizzazione della wilderness. E inversamente le cronache riportano sempre più spesso i casi di interventi locali che puntano con successo sulla qualità ambientale, la forza delle tradizioni, la solidarietà comunitaria. E’ comunque il turismo, in tutte le sue manifestazioni, a costituire il principale campo d’attenzione per l’evoluzione dei rapporti tra locale e globale. Qui più che in altri contesti, l’idea stessa della wilderness sfida la contraddizione fondamentale del turismo, fattore ineguagliabile di sviluppo e di apertura dei sistemi locali, ma anche e congiuntamente di pressioni e di rischi ambientali insostenibili".

Roberto Gambino (1935-2019)
Roberto Gambino (1935-2019)
 
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