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A seguito della raccolta di tutta la documentazione disponibile e della predisposizione di modelli preliminari di distribuzione si è passati alla definizione dell'area di indagine. Quest'ultima non si è limitata ai confini del Parco, ma ha interessato un'area più vasta, individuata dai fondovalle Vigezzo - Ossola - Canobbina.
L'area di indagine è stata successivamente suddivisa in aree campione dove sono stati decisi i transetti/punti di rilievo per il monitoraggio delle diverse specie.
I rilievi in campo sono stati effettuati dapprima in primavera sfruttando il comportamento nuziale dei maschi che si riuniscono in gruppi più o meno numerosi su superfici dette "arene di canto".
I conteggi primaverili sono stati effettuati a vista per il Fagiano di monte, con richiamo acustico stimolando la risposta per mezzo di un canto preregistrato (playback) per la Coturnice delle Alpi e Francolino di monte.
In corrispondenza delle aree campione dove si sono registrate presenze in primavera, sono stati condotti conteggi estivi con cani da ferma addestrati per Fagiano di Monte e Coturnice delle Alpi, e conteggi autunnali con richiamo acustico per Francolino di monte.
Nel corso dei censimenti primaverili il Fagiano di monte è stata la specie maggiormente riscontrata e anche la Coturnice delle Alpi è stata rilevata con risultati più che discreti, considerando che la specie risulta meno facilmente contattabile rispetto al Fagiano di monte. Il francolino di monte è stata la specie meno contattata.
Alla conclusione delle attività di monitoraggio sono stati realizzati dei modelli di distribuzione e densità potenziale a partire dalle informazioni ricavate.
Si è riscontrato come la probabilità di presenza del Fagiano di monte aumenti all'aumentare della quota (range ottimale da 1700 a 2200 ms.l.m.).
Anche la presenza di aree a prateria influenza positivamente la presenza del Fagiano di monte. Questo sottolinea la predilezione di questa specie per un ambiente ecotonale, ovvero di transizione tra due ecosistemi, che vede la presenza di aree aperte adiacenti ad ambienti con buona copertura vegetazionale.
Anche per la Coturnice delle Alpi la quota è una variabile fondamentale, con un aumento della probabilità di presenza a partire dai 1600 m s.l.m. Risultano, invece, correlate negativamente tutte le zone a copertura forestale arborea, non solo di latifoglia ma in parte anche di conifere, sottolineando come la specie prediliga prevalentemente ambienti aperti, in genere esposti a sud e rocciosi.
L'area di indagine è risultata inoltre avere densità molto buone, da medie ad elevate. Questo dato conferma come il territorio del Parco Nazionale della Val Grande sia particolarmente vocata per la presenza dei galliformi alpini, in particolare per Fagiano di monte e Coturnice delle Alpi, e conseguentemente, sia di fondamentale importanza per la loro conservazione.
Lo studio presenta infine alcune proposte volte a migliorare le condizioni ambientali favorevoli alle tre specie di Galliformi alpini.
Il Fagiano di monte, essendo legato principalmente agli ambienti aperti presenti al limite superiore della foresta, risente della progressiva riduzione degli ambienti riproduttivi e di allevamento delle nidiate, siti in genere al di fuori della foresta, in aree di margine di pascoli e alpeggi.
Per la Coturnice delle Alpi, specie che predilige pascoli e arbusteti nani sui monti asciutti e rocciosi, si consiglia di mantenere, negli habitat favorevoli, un mosaico di copertura erbacea, arbustiva bassa e affioramenti rocciosi.
Purtroppo la distribuzione del Francolino di monte all'interno del Parco sembra essere talmente limitata e sporadica da non consentire di dare indicazioni localizzate utili per un'applicazione di strategie operative localizzate.