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Indagine sui Galliformi Alpini in Valgrande

Dal punto di vista ecologico, i galliformi alpini, considerati dei "relitti glaciali", animali rimasti ad abitare solo le quote più alte dopo la fine delle glaciazioni, sono specie indicatrici del livello delle pressioni a cui l'ambiente alpino è sottoposto.
Queste popolazioni infatti sono isolate rispetto alle altre popolazioni europee e per questo motivo sono più vulnerabili ai cambiamenti climatici e alle diverse forme di disturbo di origine antropica.
L'interesse conservazionistico per tali specie è confermato dal fatto che tutti i galliformi alpini sono inseriti nell'allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE) che prevede misure speciali di conservazione.
Per garantirne la sopravvivenza a lungo termine nel nostro territorio è stata istituita, secondo la sopracitata Direttiva, la Zona di Protezione Speciale IT1140011 "Val Grande".
I galliformi alpini costituiscono quindi elementi faunistici di particolare interesse ecologico, conservazionistico e gestionale, per la cui conservazione risulta indispensabile disporre di informazioni aggiornate.
Il presente studio è servito quindi a stimare la distribuzione e la densità di questi particolari uccelli in Val Grande, specificatamente delle specie Fagiano di monte (Lyrurus Tetrix), Coturnice delle Alpi (Alectoris Graeca Saxatili) e Francolino di monte (Tetrastes Bonasia), nonché a suggerire azioni di miglioramento ambientale per la loro conservazione.

Il monitoraggio

A seguito della raccolta di tutta la documentazione disponibile e della predisposizione di modelli preliminari di distribuzione si è passati alla definizione dell'area di indagine. Quest'ultima non si è limitata ai confini del Parco, ma ha interessato un'area più vasta, individuata dai fondovalle Vigezzo - Ossola - Canobbina.
L'area di indagine è stata successivamente suddivisa in aree campione dove sono stati decisi i transetti/punti di rilievo per il monitoraggio delle diverse specie.
I rilievi in campo sono stati effettuati dapprima in primavera sfruttando il comportamento nuziale dei maschi che si riuniscono in gruppi più o meno numerosi su superfici dette "arene di canto".
I conteggi primaverili sono stati effettuati a vista per il Fagiano di monte, con richiamo acustico stimolando la risposta per mezzo di un canto preregistrato (playback) per la Coturnice delle Alpi e Francolino di monte.
In corrispondenza delle aree campione dove si sono registrate presenze in primavera, sono stati condotti conteggi estivi con cani da ferma addestrati per Fagiano di Monte e Coturnice delle Alpi, e conteggi autunnali con richiamo acustico per Francolino di monte.

Risultati e considerazioni

Nel corso dei censimenti primaverili il Fagiano di monte è stata la specie maggiormente riscontrata e anche la Coturnice delle Alpi è stata rilevata con risultati più che discreti, considerando che la specie risulta meno facilmente contattabile rispetto al Fagiano di monte. Il francolino di monte è stata la specie meno contattata.

Stima della distribuzione e della densità

Alla conclusione delle attività di monitoraggio sono stati realizzati dei modelli di distribuzione e densità potenziale a partire dalle informazioni ricavate.
Si è riscontrato come la probabilità di presenza del Fagiano di monte aumenti all'aumentare della quota (range ottimale da 1700 a 2200 ms.l.m.).
Anche la presenza di aree a prateria influenza positivamente la presenza del Fagiano di monte. Questo sottolinea la predilezione di questa specie per un ambiente ecotonale, ovvero di transizione tra due ecosistemi, che vede la presenza di aree aperte adiacenti ad ambienti con buona copertura vegetazionale.
Anche per la Coturnice delle Alpi la quota è una variabile fondamentale, con un aumento della probabilità di presenza a partire dai 1600 m s.l.m. Risultano, invece, correlate negativamente tutte le zone a copertura forestale arborea, non solo di latifoglia ma in parte anche di conifere, sottolineando come la specie prediliga prevalentemente ambienti aperti, in genere esposti a sud e rocciosi.
L'area di indagine è risultata inoltre avere densità molto buone, da medie ad elevate. Questo dato conferma come il territorio del Parco Nazionale della Val Grande sia particolarmente vocata per la presenza dei galliformi alpini, in particolare per Fagiano di monte e Coturnice delle Alpi, e conseguentemente, sia di fondamentale importanza per la loro conservazione.

Azioni di miglioramento ambientale

Lo studio presenta infine alcune proposte volte a migliorare le condizioni ambientali favorevoli alle tre specie di Galliformi alpini.
Il Fagiano di monte, essendo legato principalmente agli ambienti aperti presenti al limite superiore della foresta, risente della progressiva riduzione degli ambienti riproduttivi e di allevamento delle nidiate, siti in genere al di fuori della foresta, in aree di margine di pascoli e alpeggi.
Per la Coturnice delle Alpi, specie che predilige pascoli e arbusteti nani sui monti asciutti e rocciosi, si consiglia di mantenere, negli habitat favorevoli, un mosaico di copertura erbacea, arbustiva bassa e affioramenti rocciosi.
Purtroppo la distribuzione del Francolino di monte all'interno del Parco sembra essere talmente limitata e sporadica da non consentire di dare indicazioni localizzate utili per un'applicazione di strategie operative localizzate.

Coturnice
Coturnice
(foto di: Raffaele MarinI)
Gallo
Gallo
(foto di: Archivio Parco Nazionale della Val Grande)
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