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Tra gli animali più difficili da monitorare in montagna vi sono i mustelidi. Il territorio della Val Grande, ovviamente, non fa eccezione e, anzi, l'ampia distribuzione spaziale e, spesso, le difficoltà di accesso legate alle caratteristiche stesse dell'area gestita dall'ente parco rendono il monitoraggio di animali come la faina e la martora un'autentica sfida per i ricercatori.
Questa sfida è stata però raccolta nel 2015. Tre anni dopo, nel 2018, i ricercatori Alessandro Balestrieri, Andrea Mosini e Nicola Saino hanno infine redatto una relazione esaustiva sulla presenza di queste due specie di mustelidi in Val Grande: se la faina è molto diffusa in ogni parte del parco ed è il mustelide più diffuso su tutto il territorio, meno bene se la passa la martora, la cui presenza è stata rilevata solo in val Pogallo, valle Intrasca e nella valle de Il Fiume. Per giungere a queste conclusioni è stato indispensabile posizionare ben 21 fototrappole: 9 tra Monte Rosso e torrente San Bernardino, 6 in val Loana e altre 6 in val Cannobina.
Le fototrappole però non bastano, tanto che i ricercatori hanno incrociato e integrato i dati video raccolti (in totale bel 1693 video) con altre informazioni ricavate mediante altri strumenti di indagine. Tra questi un censimento genetico effettuato tramite la raccolta di campioni di feci per l'analisi del DNA lungo sentieri o transetti (tratti di sentiero percorsi a cadenza regolare) per la stima della densità di queste specie; l'analisi della dieta, sempre analizzando le feci, ma anche una pagina Facebook dedicata alla raccolta delle segnalazioni da parte dei cittadini chiamata "Segnaliamo i mustelidi del Verbano Cusio Ossola" e, infine, cinque box per il censimento dei piccoli mustelidi e il posizionamento di 6 nidi artificiali per la martora nella valle de Il Fiume tra Provola e Alpe Prebusa. Proprio i nidi sono indispensabili per favorire l'espansione della martora, animale che utilizza le cavità negli alberi come tana e riparo per la propria cucciolata: in boschi giovani, cedui o soggetti a taglio, tali alberi vetusti e sufficientemente grandi da ospitare cavità adatte a un grosso mustelide come la martora sono diventati sempre più rari, creando non pochi problemi per la riproduzione ed espansione di questa specie.
I dati raccolti grazie ai metodi appena illustrati sono stati numerosi: oltre ai 1693 video, di cui ben 97 riferiti a mustelidi, solo una volta è stata immortalata una martora, presso la Forcola, sul sentiero che collega la val Loana alla valle Il Fiume, a testimoniarne la notevole rarità rispetto ad altre specie di mustelide.
Oltre ai video, sono stati raccolti 291 campioni fecali riferiti a martora oppure faina (entrambi fanno parte del genere Martes) e, tra questi, ne è stato selezionato un 60%: 132 campioni per la faina, 22 per la martora e altri 3 riferiti a un più generico "mustelide", non essendo stati in grado di identificare con precisione la specie.
Per quanto riguarda i transetti, invece, sono stati oltre 83 i km monitorali, dove è stato possibile raccogliere altri 128 reperti fecali.
Tutta questa mole di dati ha permesso ai ricercatori di giungere ad alcune conclusioni. Il primo luogo le preferenze ambientali: la faina si stabilisce in quote medie, evitando quelle più elevate, mentre la martora è legata ai rimboschimenti, in particolare di conifere, dove può trovare un ambiente più adatto e favorevole.
Grazie al vasto spettro di campioni fecali raccolti riguardanti la faina, inoltre, è stato possibile appurare come gran parte della sua dieta sia composta da micromammiferi, sebbene in autunno la frutta diventi un elemento importante della sua alimentazione, fino al 40% del totale giornaliero. Uccelli e insetti, invece, hanno importanza secondaria nella nutrizione di questo mustelide.
Se, come detto, la faina tende a evitare le quote elevate e gli ambienti rocciosi, con le creste dei rilievi montuosi che fanno da barriera per il flusso genetico all'interno della popolazione di questa specie, nel resto del territorio della Val Grande monitorato è presente ovunque e con una concentrazione di 0,95 individui per chilometro quadrato.
La martora, a differenza della faina, è molto più rara e presente in modo stabile solo nella valle Il Fiume e in val Loana, sebbene parrebbe evidenziarsi un asse di penetrazione in direzione Nord-Sud lungo la via val Loana, valle Il Fiume e val Pogallo, con segnalazioni sporadiche anche in valle Antrona e in valle Anzasca. Questo tentativo di espansione della martora pare avvalorare anche la necessità di posizionare nidi artificiali volti a favore la sua riproduzione in quei siti dove la scarsità di vecchi alberi e relative cavità possono essere un ostacolo insormontabile per il benessere, nel complesso, di questa specie.